Inaugurata la mostra “Dal Chienti al Piave. Tolentino e la Grande Guerra nei documenti dell’Archivio Storico comunale”

E’ stata inaugurata ufficialmente la mostra allestita nella sala Mari del Miumor, a Palazzo Sangallo, in piazza della Libertà, curata da Enzo Calcaterra, “Dal Chienti al Piave. Tolentino e la Grande Guerra nei documenti dell’Archivio Storico comunale”.

La mostra rimarrà aperta fino al prossimo 16 dicembre e sarà visitabile il mercoledì e il giovedì dalle 15 alle 18, il venerdì, sabato e domenica dalle ore 10 alle ore 13 e dalle ore 15 alle ore 18.

Per informazioni 0733.972937 – prenotazioni visite guidate 0733.901399 – 366.5842080

Per tutta la durata della mostra si potrà acquistare il volume “Dal Chienti al Piave” a cura di Enzo Calcaterra a un prezzo speciale.

Dopo le iniziative degli anni 2014-2017 – come scrive Enzo Calcaterra –  si concludono a Tolentino le commemorazioni del Centenario della Prima Guerra Mondiale con una Mostra documentaria sull’esperienza storica vissuta dalla città negli anni 1915-1918.

Con una selezione accurata, essenziale, ma significativamente rappresentativa dell’abbondante materiale documentario conservato nell’Archivio Storico Comunale, viene infatti presentata un’interessante raccolta di testimonianze cartacee: documenti ufficiali, disposizioni governative, comunicazioni locali e nazionali, telegrammi, manifesti, corrispondenze, etc. Corredano l’esposizione pannelli informativi, con notizie storiche e immagini d’epoca, aventi il duplice scopo di contestualizzare i documenti e, al tempo stesso, valorizzarne il contenuto, rendendone la lettura agevole, qualificante e storiograficamente appropriata.

Il lavoro di ricerca, selezione, catalogazione e collocazione archivistica, proposto da Enzo Calcaterra sulla base delle sue precedenti ricerche confluite nel volume “Dal Chienti al Piave. 1914-1919 Tolentino e la Grande Guerra” (in vendita ad un prezzo speciale), è stato possibile anche grazie alla competenza e fattiva collaborazione di Laura Mocchegiani, Direttrice dell’Archivio, il cui impegno è stato determinante per la preparazione della Mostra e il suo allestimento finale. Altro fondamentale contributo si deve a Giorgio Leggi, del Centro Stampa comunale, la cui esperienza pluriennale ha permesso di affrontare le questioni logistiche e tecnico-organizzative connesse alla realizzazione della Mostra.

Tolentino pagò un prezzo molto alto alla guerra nazionale “ italo-austriaca”. Ebbe anch’essa il suo esercito di caduti, mutilati e invalidi, vedove e orfani in numero difficile da quantificare. Per restare alle nude cifre – per altro non complete né del tutto documentabili – i deceduti sui vari fronti per cause diverse (in combattimento, per ferite riportate, dispersi, per malattia, in prigionia) finora censiti ammontano a 214, di ogni ordine e grado, appartenenti soprattutto alla Fanteria e ai diversi Corpi, per la maggior parte contadini, operai, impiegati. I decorati per atti di valore furono 29, secondo le cifre ufficiali reperite. Ma il prezzo della Vittoria non deve trascurare le numerose famiglie private dei loro cari (spesso il sostegno più importante in condizioni di indigenza diffuse); i sacrifici sopportati con dignità, con dedizione, senza aspettarsi ricompense; il dolore silenzioso di innumerevoli madri, mogli, figli, che nessuno potrà mai compiutamente ricostruire. Da ultime, ma non meno importanti, le risorse economiche bruciate in una guerra senza quartiere dove ad ognuno fu richiesto oltre le proprie possibilità.

Come gran parte degli Italiani, neppure i tolentinati – salvo alcune frange minoritarie – volevano la guerra. Ma quando dovettero farla, la fecero fino in fondo con coraggio, spirito di sacrificio, stoicismo genuino, senso del dovere, senza risparmiarsi, spendendovi ogni energia. Anche e soprattutto per questo, la memoria di quella esperienza diventò preziosa e degna di essere tramandata. Così vennero intitolate strade, scolpite e scoperte lapidi commemorative, progettati e realizzati monumenti per ricordare ai vivi i caduti e la loro storia comune. La prima via – ancor oggi viale Cesare Battisti – fu intitolata nel 1917, a guerra ancora in corso. L’ultima, quasi un secolo dopo, nel 2004. Già nei primi anni del dopoguerra si pensò di erigere un Famedio per conservare i resti dei soldati provenienti dai vari cimiteri di guerra. Intanto si progettava un Monumento da dedicare ai caduti e alla città, che onorasse nel loro sacrificio quello di quanti avevano condiviso quattro anni tra i più difficili della storia cittadina. Tra il 1935 e il 1938 furono finalmente realizzati un Famedio, posto nel Cimitero urbano, e un imponente Monumento alla Vittoria, in cui arte e memoria collettiva si sono mirabilmente fusi. Ora il compito di noi posteri è quello di conservare con lo stesso rispetto, cura, orgoglio, tali testimonianze, destinate a futura memoria da chi le raccolse e conservò come un bene irrinunciabile.

Enzo Calcaterra, nella mostra, ricorda anche la figura di Gaetano Serrani, uno dei primi giornalisti caduti al fronte e a cui è stata anche dedicata una strada a Milano, all’interno della Cittadella dei Giornalisti. Serrani e gli altri caduti marchigiani sono già stati più volte ricordati dall’Ordine dei Giornalisti delle Marche.

Serrani – come precisa Calcaterra –  nato a Tolentino nel 1882, abitava nel cuore del centro storico, il quartiere “Fondaccio”, uno dei più popolari e poveri della città. Trasferitosi a Roma nel 1913, dopo un’iniziale attività giornalistica con le testate regionali, venne a contatto con gli ambienti interventisti della Capitale. Decisivo fu il suo trasferimento a Milano, dove nel 1914 divenne redattore de “Il Popolo d’Italia”, fondato da Mussolini per sostenere le posizioni interventiste del Partito Socialista. Arruolatosi come sottotenente nel 29° Reggimento Fanteria della Brigata “Pisa”, rimase al fronte appena dieci mesi. Infatti cadde in combattimento per “ferita da bomba” il 17 marzo 1916.

 

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